Archive for the ‘Suggestioni’ Category

Buon Natale

Presepe.
LA RINASCITA

Natale mondo misterioso
Nome speciale avvolto da gioia immensa.
Ma oggi non brilla più la stella.
Tutto subisce silenzi, lamenti
Fremiti di paura.
In attesa di cambiamento tutto tace
Ecco ora pervade il cielo
Una potente Luce
Illuminare ogni creatura
Torna la pace
E’ Natale per tutti.
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Virgilio Tognato

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NOTTE MAGICA 

In questa notte magica
Possa l’Amore e la Gioia scaldare il Cuore di ognuno di noi
Possa la Pace trovare casa nella nostra Anima
Possa la Vita manifestarsi nella sua Essenza Divina
Possiamo noi essere testimonianza della Luce del mondo.
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Daniela De Cao

Un’alba da bere a sorsi

Mi sono bevuta a sorsi un’alba stupenda…
Come descriverla?
C’era uno strato del cielo di ogni sfumatura che il rosso conosca… un sole che io ancora non vedevo tingeva le rocce del Novegno dello stesso colore delle fiamme, proiettando l’ombra del Summano. Una Schio sonnecchiosa si preparava alla giornata mentre ancora  brulicava di luci notturne. C’erano anche due piccoli caprioli sul prato dell’ecovillaggio, ma sono scappati via vedendomi, come monelli sorpresi a fare dispetti.
Ed in questa meraviglia non si può che dire una preghiera di ringraziamento per la gioia di essere li, da quel punto di osservazione privilegiato, con la splendida sensazione di far parte del quadro…
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Caterina, dal terreno della Corte del Vento

arrivederci Inverno

Immagini e suggestioni per salutare un inverno speciale, che a San Rocco ha donato a più riprese la sua bianca coltre per proteggere la terra, come pure la ha sferzata con burrasche come non se ne vedevano da anni.

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Le qualità del nuovo anno

Qualità

BUON ANNO NUOVO!

La bellezza salverà il mondo

girasoleMi trovavo in Inghilterra alla festa di fine anno accademico di una scuola superiore, c’erano molti ragazzi e ragazze su di un prato grandissimo. Fui invitata da un professore a fare un giro, così ci incamminammo nella campagna inglese. Passai da un paesaggio all’altro, e in ogni uno risplendeva una particolarità.

Camminai su prati con un erba bellissima che risplendeva di un verde smeraldo, e poi mi trovai su una strada sterrata. Ai lati c’erano grandi alberi che le facevano da cornice, avevano i colori dell’autunno sopra di me e sotto ai miei piedi c’erano foglie rosse o giallo dorate e mi sentivo avvolta da una luce molto particolare.

Tutto era pieno di una bellezza luminosa fatta di colori, odori e di sensazioni di armonia.

Dal cielo, arrivò una navicella spaziale dalla quale uscirono delle sfere colorate. Avevano occhi, naso e bocca. Io avevo paura che potessero rapirci, ma loro non si curarono di noi ma portarono via squarci di natura, in cui risplendeva bellezza. Loro non ci vedevano, perché non eravamo ancora completamente pieni di bellezza.

Poi arrivarono altri extraterrestri, questi erano simili ad orchi, erano brutti e molto grezzi, non erano in grado di vedere la bellezza, e non ci vedevano perché portavamo nel cuore un po’ di bellezza, quella che ci era sufficiente per salvarci da loro.

Prendemmo la strada del ritorno, ancora la natura ai miei occhi risplendeva di bellezza. Il professore ed io ritornammo alla festa e lui si mise a parlare ai ragazzi e disse loro:
“Solo oggi posso comprendere l’importanza della bellezza, oggi che con la mia età matura so assaporare ciò che mi circonda; ma porto anche nel cuore il ricordo della bellezza della mia gioventù e posso attingere ora dall’una ora dall’altra.  A voi ragazzi dico: tenete nel cuore il ricordo di questo giorno felice e sappiate che ora è il tempo di raccontare la bellezza che vedete. Non è più il tempo di vedere senza raccontare, senza esternare ciò che è intriso di armonia, ma di dirlo in modo che questo prenda più forza nel mondo e dentro di voi. Io vedo la bellezza di questo paesaggio e lo esprimo, dico io lo vedo!”

In quel momento lui si girò verso di me e mi sentii avvolgere da un amore divino ed egli continuò dicendo: “Guardo una persona negli occhi e vedo la sua bellezza e lo esprimo, dico io vedo la bellezza dentro di te”

(sogno di Daniela, novembre 2012)

Auguri di Buon Natale!

In cammino, con Amaltea

Camminare con mia figlia per me è stato subito naturale.
Voglia di mostrarle il mondo, di portarla nella Natura, a respirare aria fresca e a familiarizzare con fiori, prati, neve e rocce. Niente trekking da ore, niente altitudini montane. Per me il dono di dovermi inventare passeggiate dietro casa, senza cadere nella noia (del papà, perché lei non si annoia mai, quando andiamo in giro). E così lo stupore di trovarmi nel mezzo del bosco a solo 10 minuti di cammino da casa, come pure di vivere la città da pedone, e scoprire quanta strada si può fare in solo mezz’ora, dove possono portarmi i piedi, e la fantasia di uscire dalla forma mentis dell’automobilista.
Schio devo dire che si presta molto bene. Naturalmente adagiata ai piedi delle montagne, le alture arrivano fin dentro alla città e ai suoi quartieri.
Il confine tra pianura, collina e montagna, a piedi, non è più così netto. Basta osare nell’imboccare lo spazio tra due case, o un vialetto condominiale, per ritrovarsi dopo un po’ su un sentiero che per chilometri si spinge lontano.
Tanti sentieri, tante strade, mille trame che collegano quartieri e contrade, il mondo urbano e quello rurale, ancora vivo, ancora abitato.
E poi case, giardini, parchi, chiese, capitelli, mille ricchezze che in auto non avevo mai notato, e molti accessi riservati solo a chi si muove a piedi. E così, fidandomi dell’orientamento e dell’intuito, sto scoprendo le infinite sorprese che ci sono a due passi da casa, e capisco sempre più che la mia conoscenza della città, vista da dietro al parabrezza, era davvero frammentaria e parziale.

Prendendo spunto da queste passeggiate tra la città e i suoi confini, abbiamo inserito come ultima escursione del ciclo Insieme, attorno a noi, proprio un giro tra I dintorni di Magrè. L’appuntamento è per questa domenica, 28 ottobre 2012.  E anche se saremo vicini alla città, portate gli scarponi. Buon cammino a tutti!

nota: l’escursione I dintorni di Magrè, causa condizioni meteo, è spostata a domenica 11 novembre 2012.

A Venezia con lentezza, il viaggio

A una settimana e poco più dall’arrivo a Venezia della carovana lenta di asini e viandanti del Milano-Venezia slow, A passo lento verso la decrescita. Un grazie ancora una volta a Maria Grazia per i contributi quotidiani che ci hanno mantenuto virtualmente collegati a questa esperienza collettiva di decrescita e trasformazione.

Ecco di seguito i commenti, le suggestioni che abbiamo ospitato nel box di spalla destra qui nel blog. Un giorno per giorno della frazione a piedi del viaggio, quella da Ferrara alla città lagunare.

11 settembre. “Gli accoglienti sconosciuti del Po” ecco il leit motiv che ha accompagnato la nostra prima tappa a piedi, da Ferrara a Ro, lungo l’assolato argine destro del Grande Eridano. Sorrisi, acqua un bicchiere di vino, carote per gli asini e pere appena raccolte i preziosi doni per il nostro cammino.

12 settembre. Nel silenzio della pianura, il mio sguardo cerca invano l’interruzione delle montagne. Nel passaggio del Po, dall’Emilia al Veneto, è un giorno con pochi incontri al di fuori di noi. Oggi il dialogo è interno al gruppo e… a noi stessi.

13 settembre. Da ieri siamo in Veneto: ma chi l’ha detto che i veneti sono musoni? Sarà che gli asini fanno simpatia, sarà che noi dispensiamo sorrisi, sarà che tutto questo fa scendere inesorabilmente ogni atteggiamento difensivo, ma tutti ci accolgono bene. Per strada ci fermano, ci chiedono, Ci dicono che è una gioia vederci. E intanto parliamo di decrescita, in modo semplice.

14 settembre. I bambini della scuola di Stanghella stamattina, i ragazzi della comunità di recupero S. Francesco stasera a Monselice: questi, tra gli altri gli incontri significativi di oggi. Ma anche Federica, pizzaiola di Solesino sulla strada di un suo cammino interiore. Tra questi due momenti ci sono stati sole caldo, vento gentile e incomprensioni con il gps 🙂

15 settembre. Oggi vera immersione dei sensi in ciò che la maggior parte delle persone intende per “paesaggio”. L’avvicinamento graduale alla dolcezza dei colli è una poesia. Discutiamo tra noi sulle differenze come ricchezze, pur con l’inevitabile scoglio del conflitto. Ma il gruppo ha un’energia che contagia e al nostro passaggio la gente si ferma e parla con noi ed è contenta.

16 settembre. Il nostro arrivo alla città degli asini di Polverara è salutato da un abbraccio (ma vero!!) di Paolo e dall’accoglienza della moglie Lorena: è l’inizio della terapia. Il resto della cura arriva con i loro asini, il buonissimo cibo, la tavolata allegra.
Perfetta perfezione del presente.

17 settembre. Ore di cammino, chilometri di asfalto urbano e argini d’acqua che presagiscono la laguna veneta. Buon cibo accompagna i molti incontri di oggi: le coop sociali Caresà e Magnolia di Piove di sacco, l’azienda agricola con fattoria didattica La Vaccheria, l’associazione Donne in campo e infine la straordinaria ospitalità di Sonia Calderola che ci apre la sua casa a Lova. Emozioni che scaldano la prima notte un po’ fredda di autunno.

18 settembre. Argini e canali, vie d’acqua che indicano l’avvicinarsi della laguna. Riviera di fiume, concentrato di sole. Odore salmastro e di arrivo imminente, gruppo che si allarga, gruppo che si sfilaccia. Venezia ci attende.

19 settembre. Sveglia all’alba, ultima tappa da fare in mattinata, senza soste. Il rumore, il traffico, la strada inadatta a chi cammina ci riportano nella velocità. Momenti di gloria per la strada. Ci hanno visti ieri sera in tv, vogliono fare le foto con noi. Dopo 17 km il ponte della libertà è lungo 4 interminabili chilometri e 700 metri.
All’arrivo ci accolgono giornalisti, fotografi, televisioni, poi andiamo tutti, asini compresi, alla conferenza sulla decrescita. Si apre il cielo, la pioggia forte si mescola a tante emozioni. Siamo qua, portatori di lentezza, consegniamo un messaggio.
Questa esperienza si chiude con un sorriso e la domanda fatta a tanti è comunque ancora nell’aria: “ma tu, cosa ne pensi della decrescita?”

Approfondimento:

I video di Milano – Venezia slow

E decrescita sia!

Si è conclusa domenica la Terza Conferenza Internazionale sulla Decrescita, che si è tenuta a Venezia dal 19 al 23 settembre.

Venerdì, di rientro dall’evento L’Aia in Laguna, dove gli amici della RIVE ci hanno fatto accennare al nostro più grande progetto di decrescita, l’ecovillaggio, ho assistito a una mezz’ora della plenaria pomeridiana della Conferenza. Mi ha colpito quanto faceva notare con stupore Luca Mercalli, ovvero che a livello scientifico è chiaro che è in atto un cambiamento climatico globale che non ha precedenti, per entità e velocità, e che questo è certamente correlato alle attività dell’uomo. È anche chiaro che l’attuale modello di sviluppo, basato sulla chimera della crescita continua, ha già presentato il suo conto (surriscaldamento globale, inquinamento, esaurimento delle risorse idriche, estinzione di specie animali e vegetali…) e non è più possibile andare avanti su questa strada. Eppure il dibattito e il confronto sui temi della decrescita e di uno sviluppo sostenibile vengono in genere trattati dai media come temi secondari, di cui è possibile interessarsi ma anche no, privilegiandogli pure argomenti più leggeri o di moda. Ecco, per usare le sue parole, fare così è come “parlare di che colore prendere la nuova tappezzeria, o che portate servire a cena, mentre la casa sta andando a fuoco”. La riflessione e la pratica di uno sviluppo compatibile con il nostro pianeta, con i suoi equilibri e le sue risorse, deve diventare prioritaria a livello internazionale.

Per contro Venezia dà anche un motivo in più di speranza, a vedere una partecipazione così impegnata e cosmopolita, che si è confrontata sulle pratiche della decrescita ed ha voglia di tradurre in azioni concrete quanto condiviso.

Ce ne dà un’idea Alice, dottoranda universitaria, che al termine dell’ultimo giorno ci scrive: “Esco ora dall’ex cotonificio [sede della Conferenza] dopo 13 ore esatte di confronto, dialogo e scambio. Ne esco stanca ma con la consapevolezza di essere stata presente a qualcosa di straordinariamente importante, ad un momento di incredibile energia e condivisione che fa maturare in me una speranza: che non si perda l’occasione maturata in questi giorni che le esperienze raccontate e vissute da ogni movimento non si polverizzino ma convergano a formare un’ampia, forte condivisa massa critica! Questa è un’occasione che molti hanno auspicato e x cui molto si è lottato! Non perdiamola!!”

In viaggio verso casa

Due giorni di tempo
e la voglia di camminare verso casa.
La mia casa, la nostra casa
un villaggio che ancora non c’è.

Ho voglia che nel cuore non ci sia solo il suo sogno e i nostri sguardi
ma anche l’odore della terra e dell’erba,
la memoria della vista dell’alba
e del profilo del Summano con le stelle
quando la notte è buia, ma mai troppo da non riconoscere case e contrade, una notte in cui posso seguire con lo sguardo gli alberi fino a che diventano quel bosco che va su verso il Brazome e il Novegno.

Due giorni. Partire da casa, quella di adesso, salire a quella di prima, e senza mai toccar pianura, camminare, salire e camminare, e accorgermi strada facendo che un’idea strana, un “perché no?”, sta diventando un viaggio, una sorta di pellegrinaggio.
Nel cammino solitario c’è il sorriso, l’apprensione del perdersi, la fiducia che tutto andrà bene, la voglia di lasciar andare.

La vista del Tretto da distante è già casa.
L’arrivo e il dormire in questa nostra terra è gioia e ristoro,
è riposare al centro di un fiore che è pronto a sbocciare,
è la verità del vento,
è la realtà dei suoni fuori dalla tenda.
Sono arrivato, e ora c’è solo Grazie.

emozioni al rientro dal raduno RIVE

cerchio di saluto al termine di un’assemblea

Ho cantato e parlato con gli extraterrestri.
Ho mangiato e danzato con persone fuori dall’ordinario.

Gente disposta a vivere in case nel bosco, stalle riadattate, case mobili di legno, yurte, teepee, senza corrente elettrica o senza acqua corrente.

Persone radicali,
ovvero persone che hanno cercato, esplorato, la radice del loro essere uomini e donne, e hanno trovato che i bisogni di relazioni condivisione e contatto con gli elementi erano più importanti dei bisogni che di solito si soddisfano per primi in questa società.

Hanno avuto il coraggio di chiedersi:
cos’è importante?
che cosa è importante?
di cosa ho davvero bisogno?
E anche:
quali sono i miei sogni?
quali sono le cose che mi piacerebbe sviluppare assieme ad altri?

…e nel trovare le risposte hanno scelto il coraggio dell’azione,
la passione di condividere la vita.